Da diverso tempo pensavo ad un viaggio in Provenza, la Francia mi piace molto e credo che ogni Sud abbia il suo indiscutibile fascino! Siamo in novembre e poco prima di partire nella terra della lavanda mi sfiora il pensiero di aver scelto il periodo sbagliato… Penso: “in pieno autunno la lavanda non è in fiore e non potrò godere delle sue mille e intense sfumature” … E con la mente ai campi azzurri e viola, in quel preciso momento non avrei mai immaginato che proprio quel viaggio autunnale si sarebbe rivelato una bella e indimenticabile sorpresa!

Giovedì, 12 novembre

Partiamo la mattina di buon’ora, primo volo Brindisi-Roma, secondo volo fino a Marsiglia.

Qui, abbiamo prenotato l’Alex Hotel, un alberghetto di recente apertura che si rivelerà da subito una scelta perfetta! Ad accoglierci l’italianissimo Maurizio e ci sentiamo subito a casa nostra. Approfittiamo della sua disponibilità per organizzare il nostro tour al meglio e senza sprechi di tempo. Sulla guida avevo letto della bellezza del parco della Camargue: un giro di telefonate e Maurizio riesce a trovare il tour su misura per noi al miglior prezzo disponibile per il giorno seguente.

Intanto siamo all’imbrunire e ci imbattiamo in una primissima visita della vivace Marsiglia!

Per entrare nella tipica atmosfera marsigliese ci dirigiamo verso la zona del porto, è una bella serata e fa ancora caldo. In un piccolo ristorantino con i tavoli all’esterno degustiamo dei piatti tipici locali: la bouillabaisse, tradizionale zuppa di pesce di Marsiglia con scorfano (rascasse), gallinella (grondin) e anguilla di mare (congre), il tutto immerso nella rouille, una salsa a base di aglio, olio di oliva, peperoncino e brodo di pesce in cui si intingono fette di pane bianco abbrustolite (croûtons). Decidiamo anche di provare la tipica salsa aïoli, la maionese preparata con tuorli d’uovo, olio di oliva e aglio tritato… davvero molto particolare!

Venerdì, 13 novembre – Arles e il Parco de La Camargue

È il giorno del safari nel Parco della Camargue! La partenza è prevista per il primo pomeriggio dalla vicina Arles che raggiungiamo in 1 ora di treno già dalla mattina, il biglietto costa poco più di 15 euro a tratta.

Ne approfittiamo per una passeggiata fra le viuzze del centro storico e scopriamo di essere nella sede di governo preferita da Costantino il Grande nel V secolo d.C. e nella città che fu scelta da Van Gogh per alcune delle sue opere. Arles sembra sospesa fra presente e passato. Visitiamo l’anfiteatro romano del I secolo, il più grande d’Europa: veramente mastodontico e con una storia particolare. Scopriamo che in epoca medievale diviene una fortezza a difesa di una vera e propria cittadella interna organizzata intorno a una piazza e una cappella. Nel corso dell’Ottocento viene ripristinato il vecchio anfiteatro, oggi utilizzato per le corride! Dalle torri il panorama è davvero mozzafiato e ci soffermiamo per respirarne l’incanto. Un salto al vicinissimo teatro romano e poco prima delle 14 ci incamminiamo verso il luogo dell’appuntamento dove un uomo corpulento e simpatico ci attende al fianco della sua jeep bianca…il tour è tutto per noi, si parte con Jean-Michel!

La nostra guida ci illustra il percorso nel delta del Rodano e ci anticipa che nel raggio di circa 50 chilometri, da Arles a Saintes-Maries-de-la-Mer, incontreremo tori neri, cavalli bianchi e molti uccelli migratori… e aggiunge che, se saremo fortunati, potremo imbatterci ancora nell’incontro con qualche fenicottero rosa, l’abitante tipico del parco, ma praticamente introvabile nel mese di novembre. Non ci scoraggiamo!

Delta del Rodano (foto F. Saracino)

Delta del Rodano (foto F. Saracino)

Jean-Michel ci indica sulla mappa l’area in cui ci troviamo: la Camargue è la zona umida a sud di Arles, fra il Mar Mediterraneo e i due bracci del delta del Rodano, il Grand Rhône a Oriente e il Petit Rhône dall’altra parte. Intanto, passiamo gradualmente da un nord destinato alla coltivazione di mele, riso e grano a un sud selvaggio e incontaminato. Trattenersi sul sedile posteriore è praticamente impossibile, e in quello spettacolo immagino il profilo della jeep che procede con le nostre teste sporgenti al di sopra del tettuccio… intorno, strade sterrate e distese sconfinate. Il nostro primo incontro è quello con i cavalli bianchi e vigorosi della Camargue: sono stupendi! Jean-Michel ci racconta che il manto di questi cavalli passa dal nero/marrone dei nascituri, al grigio degli esemplari intorno al terzo anno di età, fino al bianco candido dei cavalli adulti.  Gli esemplari maschi appartengono alle “mas”, così vengono chiamate nel dialetto provenzale le antiche fattorie (alcune risalgono al Medioevo) dedite ancora oggi alle attività agricole, alla caccia, alla pesca e all’allevamento di tori e cavalli di pura razza Camargue.

Cavallo razza Camargue

Cavallo di pura razza Camargue (foto F. Saracino)

Le giumente, invece, vivono anch’esse allo stato brado, ma nei territori demaniali. Qui, i cavalli non vengono allevati per le loro carni, ma impiegati dai gardianes (mandriani) per sorvegliare, radunare e domare i tori soprattutto nelle zone paludose inaccessibili con altri mezzi. I tori neri, gli altri abitanti del parco, sono il nostro secondo incontro. Scendiamo ancora una volta dalla jeep; siamo in una mas con una grande arena: ci incamminiamo lungo il suo perimetro e, sotto lo sguardo apparentemente indifferente dei tori, la nostra guida ci introduce nella terra delle corride. Ci racconta storie di una radicata tradizione influenzata dalla vicina Spagna: dai complessi criteri di selezione dei tori da corrida che nella scelta analizzano l’aggressività della madre e la corpulenza del padre, alla pratica della marchiatura a fuoco del bestiame per identificarne il proprietario e l’anno di nascita. Visitiamo diverse mas e Jean-Michel ci guida nella distinzione dei tori della Camargue, con le corna rivolte in avanti e impiegati nelle corride, dai tori spagnoli dalle “corna alte verso il cielo” (come dice lui stesso aprendosi in un grande sorriso!) protagonisti di giochi che qui si svolgono con frequenza, prove di coraggio non cruente dove a vincere è sempre l’animale.

Lungo il percorso Jean-Michel ci indica con occhio di esperto conoscitore (lui stesso è un gardian) diverse specie di uccelli e piante. All’improvviso si ferma per l’ennesima volta e, con l’entusiasmo di chi ha visto qualcosa di raro, ci invita ad osservare…. Siamo vicini ad una folta colonia di fenicotteri rosa annunciati da incredibili sfumature che spiccano sul fondo azzurro delle acque del delta! Intanto, in un paesaggio sempre più surreale in cui ciuffi rossastri di vegetazione spontanea sembrano quasi sospesi su grandi acquitrini, qua e là bianche garzette si muovono solitarie con becco e zampe nere e con la loro caratteristica penna che si drizza sul capo. Proseguiamo fino alla cittadina di Saintes-Maries-de-la-Mer, è quasi l’ora del tramonto e la città è praticamente deserta con le sue case basse e bianche. Siamo alle porte dell’inverno e, nella pace di un luogo che appare fuori dal mondo, è davvero difficile anche solo provare ad immaginare la calca estiva di cui ci parla Jean-Michel. Qui, a conclusione del nostro safari, lungo le spiagge di Saintes-Maries-de-la-Mer, assistiamo allo spettacolo più silenzioso e sorprendente che la natura possa offrire, le coucher du soleil.

Prima di intraprendere il cammino di ritorno, rimaniamo immobili, assorti nel silenzio di un paesaggio che invita a vivere senza fretta e a respirare la bellezza che solo la natura incontaminata sa regalare.

All’imbrunire siamo ad Arles; saldiamo il conto (48 euro per persona è un buon prezzo per un tour personalizzato di ben 4 ore!), salutiamo Jean-Michel e lasciamo la cittadina solo dopo aver gustato degli stuzzichini rigorosamente accompagnati da La Cagole, la tipica birra di Provenza dal vago retrogusto di miele e un buon grado di amarezza. Riprendiamo il treno per Marsiglia.

Sabato, 14 novembre – Aix-en-Provence e il Parco del Luberon

La mattina partiamo ad un orario comodo per la cittadina di Aix-en-Provence: da Marsiglia i collegamenti sono molto fluidi, in reception ci dicono che i pullman partono ogni 30 minuti alle spalle della stazione St. Charles vicinissima al nostro hotel. Il biglietto si fa direttamente a bordo e costa euro 5,50. Unica raccomandazione: salire a bordo con le monete pronte e contate!… Il conducente non ha resto.

L’ufficio del turismo è la nostra prima tappa: ho letto sulla guida che il Parco del Luberon è davvero molto bello e chiediamo delle informazioni. Prenotiamo subito il tour in quest’area famosa per i suoi campi di lavanda e per i caratteristici paesini. Siamo in novembre e il colore intenso della lavanda ha lasciato il posto ad altre sfumature, ma per noi il Luberon è una tentazione a cui dover cedere! Il biglietto costa euro 60 per persona e include un tour con tre tappe per un totale di 4 ore con partenza dopo pranzo. Prenotiamo e, nell’attesa, ci imbattiamo nella visita della città: con grande piacere scopriamo che siamo qui proprio in uno dei giorni settimanali dedicati ai famosi mercati, di frutta, verdura, fiori e tessuti dislocati fra Place de Prêcheurs e Place de l’Hotel de Ville. La cittadina è intrisa di tutto lo charme tipico della Francia del sud: il sole esalta i maestosi palazzi signorili e la bellezza dei viali con i grandi platani e le zampillanti fontane spesso ricoperte di muschio e dalle forme più bizzarre. Facile capire come mai la città abbia ammaliato poeti e pittori: Cézanne impresse nelle sue opere tutto l’incanto di questo angolo di Provenza. Il mercato ci inebria con le sue fragranze e i suoi colori: indimenticabili quelli della lavanda proposta in ogni foggia, dai mazzolini sparsi in ogni dove ai sacchetti, all’acqua profumata, ai saponi artigianali e ancora, i profumi del timo, della salvia e ogni erba aromatica!

Lavanda

Mercato di Aix-en-Provence (foto F. Saracino)

È l’ora del tour e ci incamminiamo nei pressi dell’ufficio del turismo, dove ad attenderci è Alexandre che parla un italiano perfetto, tanto meglio! Il gruppetto è fatto: insieme a noi, due ragazze giapponesi e siamo pronti per la partenza! Prima tappa Lourmarin che ci attende con il suo castello cinquecentesco e le casette con le facciate interamente ricoperte da una folta vegetazione a foglioline rossastre… un tripudio di calde e intense sfumature. In bella mostra, ogni finestrella esibisce, qui, un manufatto in ceramica: riproduce in ogni dimensione la cicala, il simbolo della Provenza.

Riprendiamo il tour, passiamo per Bonnieux da dove ammiriamo in tutta la sua bellezza la valle del Luberon: il tempo di una foto presso il Ponte Giulio, il monumento più antico del Luberon realizzato dai romani nel III secolo a. C., e ci muoviamo in direzione Roussillon. Il paese è famoso per le sue cave di ocra i cui colori dominano in ogni angolo il paesaggio: ritrovarsi immersi in questa gamma di tinte forti dal giallo dorato, all’arancio al rosso è una sensazione unica!

Roussillon, cave di ocra (foto F. Saracino)

Roussillon, cave di ocra (foto F. Saracino)

Roussillon ci accoglie con le sue casette rossastre e gialle; tutt’intorno, i maestosi fianchi rocciosi di ocra immersi in una vegetazione folta e selvaggia: sono le antiche cave di estrazione ormai dismesse e protette, un incanto a cielo aperto! Ci siamo solo noi e anche qui è difficile immaginare la confusione tipica della stagione estiva. Fra le viuzze del borgo ci imbattiamo nelle botteghe che vendono i colori in polvere ricavati da questo minerale terroso, il paradiso per artisti e appassionati!

Roussillon

Roussillon (foto F. Saracino)

Siamo all’ora del tramonto e ci muoviamo alla volta di Gorde il paesino realizzato in pietra a secco. La giornata si conclude qui con un’ultima passeggiata fra le callade, i vicoli stretti di questo magico borgo su cui prospettano l’imponente castello trecentesco e la chiesa di Saint Firmant.

È sera e siamo di nuovo ad Aix-en-Provence; prima di riprendere il pullman cediamo ai consigli di Alexandre che ci parla de La Fromagerie du Passage. Ci lascia proprio lì davanti: lungo cours Mirabeau, non bisogna esitare nel varcare quello che sembra un portoncino di un palazzo privato, che invece conduce in un vicoletto stretto e lungo del centro storico della cittadina. La dritta di Alexandre è azzeccata! Concludiamo la giornata sulla splendida terrazzina di questa particolare formaggeria dove scegliamo una deliziosa fondue.

 

Domenica, 15 novembre – Marsiglia

Dedichiamo l’ultimo giorno alla scoperta della città che ci ospita: Marsiglia! Scelta come base per la facilità dei collegamenti con i luoghi visitati, si rivela una piacevole sorpresa. La mattina, raggiungiamo la zona del Vieux Port, il porto della città. Lungo rue de la Canebrière ci imbattiamo nei negozi tipici con le loro “pareti” di saponi che sembrano non lasciare spiraglio: l’occhio passa da una tinta all’altra in un tripudio di colori, nell’aria infiniti profumi! Saponi ovunque: in ogni fragranza, ogni foggia e dai mille impieghi; scopriamo gli antichi consigli della nonna secondo i quali il sapone di Marsiglia diviso in pezzetti e adagiato nel letto pare essere un toccasana per la prevenzione dei crampi alle gambe!

Al porto prenotiamo uno dei due tour proposti dal trenino turistico, quello fino alla cattedrale di Notre- Dame-de-la-Garde al costo di 8 euro. Lungo la strada costiera ammiriamo, sospeso nel golfo di Marsiglia, le isole Frioul e lo Château d’If: la prigione fortificata cinquecentesca resa famosa dal romanzo Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. Questo panorama è solo l’anticipo della meraviglia che si può godere dalla cattedrale: a 162 metri di altitudine questo enorme edificio è dominato dalla grande statua della Bonne Mère, così gli abitanti di Marsiglia chiamano la loro Madonna; la statua alta ben 10 metri, è ricoperta da migliaia di foglie d’oro. Il panorama sul golfo è davvero mozzafiato!

Finito il tour in trenino, scegliamo invece di percorrere a piedi il secondo itinerario: nel pomeriggio ci concediamo un lunga passeggiata a Le Panier, il caratteristico quartiere dei pescatori nel cuore del centro storico. Di grande fascino, i suoi vicoletti sono impreziositi da variopinti tuttotondo collocati a mo’ di totem agli angoli delle stradine o sulle facciate degli antichi edifici.

Si conclude qui la nostra permanenza nella magica Provenza. E alla fine di questi tre giorni molto intensi posso solo affermare che questo è stato un viaggio davvero indimenticabile!